La vita è nella sua piena traslazione dal reale al virtuale, siamo invasi, trasbordanti di schermi e immagini. La Pandemia, che ci ha costretti all’isolamento, ha accelerato questo fenomeno.

La creatività durante il lock down è stata messa a dura prova, mi mancavano volti, pezzi da rubare, linee, espressioni che mi scuotessero, la mia testa era vuota di umanità, o meglio di “umanità animale” pura, sincera, espressiva.

“rivestiti!”, nasce dall’esigenza di incontro ravvicinato di volti e di corpi nel tentativo di fissare attraverso il segno, sul plexiglas, il materiale simbolo del nostro isolamento, le sensazioni che sono proiezione di insieme, di tribù nell’unicità del singolo.

L’essenza è indivisibile dal corpo e solo attraverso di esso riusciamo a sentire e negli altri riconoscerci.

“Resterà un’altra barriera a ricordarci che stiamo andando oltre. Una lastra trasparente come un muro, l’ennesimo, ci ha avvolti tenendoci al sicuro, mentre gli individui passavano attraverso i nostri occhi. Un’altra volta la plastica è entrata tra i nostri corpi, come il lattice di un preservativo e come gli schermi dei device tecnologici, che sono uno spazio “comunicante”, luogo in cui costruire la propria identità”